01 dicembre 2013

Come costruire un sublimatore.

Un tempo le api vivevano su questo pianeta libere e leggere come l'aria, forse ancora oggi c'è un posto dove possono vivere ancora così, magari per l'apis cerana non è cambiato niente.

La Varroa è un acaro parassita delle api proveniente dal sudest asiatico dove vive proprio l'Apis cerana. L'ape asiatica, in millenni di convivenza con l'acaro, riesce a difendersi da sola.

In Italia la Varroa è arrivata nei primi anni ottanta, da allora la vita delle api e degli apicoltori è cambiata, la nostra ape italiana (Apis millifica ligustica) non sa difendersi dalla Varroa, non ha ancora sviluppato gli strumenti giusti come la cerana, così da ape libera e leggera è diventata martoriata dalla Varroa e indebolendosi è diventata  vulnerabile a virus, batteri e funghi.

Così ci troviamo a combattere con questi acari nella speranza che madre natura, un giorno, riequilibri tutto rendendo anche la nostra ligustica resistente alla Varroa. Per adesso l'unico modo per tenerle in vita è mantenere il numero di acari sotto controllo, e magari sarebbe auspicabile riuscire a separare e selezionare i ceppi più resistenti per poter un giorno dire -abbiamo sconfitto la Varroa-, questo è reso molto difficile dalle istituzioni che obbligano gli apicoltori ad effettuare due trattamenti annui sui nostri alveari.

L'acido ossalico si è rivelato il rimedio relativamente più efficace. Relativamente perché ancora oggi non esiste niente di risolutivo, così le lobby della farmaceutica dopo averlo proibito lo hanno reimmesso nel mercato sotto forma di medicinale autorizzato per ricavarne denaro.

Adesso abbiamo l'Apibioxal (nome del prodotto a base di acido ossalico) come arma "relativamente" efficace contro la Varroa, la posologia di somministrazione prevede due metodi di somministrazione: diluito con acqua distillata e poi gocciolato sui telaini pieni di api, oppure sublimato con un sublimatore. In realtà si può utilizzare anche nebulizzato direttamente sulle api, con concentrazioni più basse del gocciolato.
L'Apibioxal e formulati a base di Timolo sono gli unici rimedi consentiti dal Biologico.
Si dice che le stesse api non devono avere più di un trattamento con il gocciolato, mentre con il sublimato si può ripetere più volte senza che le api soffrono particolari conseguenze.

Riprendendo lo stile di questo blog, di seguito illustrerò come un autarchico come me si è costruito un sublimatore.



.La prima cosa da fare è procurarsi i materiali:

-resistenza a fascia 40x40
-termostato con sonda che arrivi almeno a 220 gradi
-rubinetto a sfera m-f, misura un pollice
-manicotto da saldare, misura un pollice
-interruttore acceso-spento bipolare
-spia a led
-scatola elettrica 10x10
-supporto a elle, o come volete
-manico
-rondella di teflon
-tubo di rame in caso si voglia utilizzare in sublimatore anteriormente, altrimenti va bene anche di ferro, diametro 8mm, lunghezza variabile!

La prima cosa da fare è recarsi da un tornitore dove ci facciamo fare la caldaia: partendo da un cilindro di ferro pieno di diametro 40mm, per la lunghezza 55mm. Si fora, per creare la camera interna, con una punta di diametro 32  per la lunghezza di 45mm, lasciando il fondo pieno di 10mm. Nel fondo verrà praticato un foro trasversale per l'inserimento della soda del termostato. Subito sopra, distanza dal fondo 40mm, verrà praticato un foro di 8mm per l'inserimento della canna di uscita del sublimato.
Il manicotto che avete acquistato antecedentemente, in genere ha un'altezza di 40mm, verrà tagliato a 20mm, poi saldato nella parte superiore della caldaia, che servirà come abbocco per il rubinetto.



Nel fondo verranno praticati due fori di diametro 5mm e filettati per poter avvitare il sublimatore al telaio.
P.S. attenzione a non sforare nella caldaia!



Per telaio ho utilizzato una mensola che si usa come supporto per le canaline da elettricista, ho messo una rondella spacciata per teflon come cuscinetto isolante dalla caldaia. Dopo le prime accensioni ho constatato che il cuscinetto si scioglieva, cosi l'ho sostituito con uno di legno.



Adesso siamo all'impianto elettrico: prendere la scatola e fissarla al telaio, praticare i fori per i fili della resistenza, per quello del termostato, per l'entrata della corrente e per una spia che indicherà il raggiungimento della temperatura necessaria per la sublimazione. Nel coperchio della scatola verrà fissato il termostato.
La temperatura di sublimazione dell'ossalico va dai 150 ai 200 gradi, generalmente si tiene sui 180 gradi. Per la taratura della posizione del termostato è consigliabile una misurazione supplementare con un termometro professionale.



Questo apparecchio è ancora in via di sperimentazione, non deve essere preso tutto alla lettera, sono solo un dilettante che vuole condividere delle idee, probabilmente sarà modificato in alcune sue parti.

P.S. Per la resistenza chiedere informazioni alla ditta Rotfil di Torino. La resistenza è una piromax 40x40, v 220-230, watt 225.

ATTENZIONE:
Per l'uso utilizzare tutte le precauzioni possibili: abbigliamento adatto, guanti, MASCHERA INTEGRALE con filtri idonei per acidi organici.




20 novembre 2013

Contanima

C'è sempre la prima volta ...quella che non si scorda mai!
Qualche tempo fa sono stato invitato, come produttore di miele, a partecipare ad una mostra locale delle attività produttive della zona. Sono un tipo che non dice mai di no, subito dopo la telefonata mi è preso il panico ...ma come cavolo faccio, non sono pronto!!
Così, con la solita mia determinazione, mi sono messo al lavoro per riuscire a dare un senso alla mia risposta positiva dell'invito. Dopo un primo tentativo di scaricare il "problema" a qualcun'altro, mi sono deciso che a quell'evento ci dovevo andare.
Il lavoro è stato duro e frenetico per arrivare puntuali alla data della mostra. I prodotti dovevano essere confezionati, mancava un logo, una descrizione dell'azienda, un'idea di come dovevano essere presentati, ed una sistemazione dei documenti.
L'evento è arrivato ed io c'ero ...devo dire che se ci sono arrivato in modo presentabile è soprattutto merito della mia famiglia.




09 novembre 2013

Extravergine

Siamo alla fine del raccolto delle olive 2013, mi rendo conto che in questo blog mancano vari passaggi da un certo punto in qua. Gli eventi si moltiplicano, la storia che è cominciata proprio da questo blog va avanti in modo inesorabile.
Gli amici non si devono dimenticare, così ti accorgi che gli amici non si dimenticano di te, ma a volte col passare del tempo sei tu che lasci scivolare via il passato senza rendergli grazie.
Quest'anno ci sono rese alla Harlock un po' dappertutto! Quello che c'è di bello è che con l'esperienza riesci a non rimanerci male se in una stagione come questa la resa al frantoio è di 9,1. Perché le olive che sono poche ad agosto non possono diventare tante al momento del raccolto. Se sono tante è perché si sono riempite di acqua!
Se hai una resa bassa, vuol dire che lo paghi di più ...si perché se al supermercato l'extravergine costa 3 €, a me costa 2 di frantoio!

Ringrazio tutti i partecipanti alla raccolta, avrei voluto accogliere meglio Claudio e Patrizia, ma i prossimi eventi mi obbligano a tralasciare parte del piacere della raccolta a una cosa frenetica da terminare il prima possibile.




07 ottobre 2013

Il percorso giusto

Spesso si parla di vita naturale, di decrescita, o di downshiftnig, per me tutto questo va visto in modo diverso da come lo intende la gran parte delle persone. Non si può dire che si deve tornare indietro, come se tutto quello che l'uomo ha fatto negli ultimi secoli fosse sbagliato a prescindere. Tutto si evolve, e da questo stato di fatto si deve partire. L'uomo è una malattia per il pianeta, è in grado di modificare negativamente la normale evoluzione naturale. Allo stato attuale abbiamo già in corso molte conseguenze dall'attività umana, per questo non si può tornare indietro, se vogliamo migliorare lo stato delle cose dobbiamo riprendere da dove siamo.

Per evolversi, l'uomo, non deve smettere di pensare o di acquisire nozioni, ma deve elaborare quello che conosce per migliorare lo stato delle cose.

In apicoltura abbiamo fatto già abbastanza danni, un organismo molto complesso come un alveare non aveva bisogno di un'intrusione approssimativa come quella dell'uomo. L'apicoltura si deve evolvere e per evolversi deve partire dallo stato in cui si trova.
Questo la permacultura lo prevede, anche se non sono un profondo conoscitore di tale filosofia mi permetto di dire che molti che hanno l'approccio in questa disciplina non la interpretano come si deve.

L'apicoltura naturale forse non esiste, le api allo stato attuale sono già state modificate-selezionate dall'uomo, vivono solo grazie all'uomo. Per questo chi vuole prendere una strada naturalistica per allevare le api non può non partire da una profonda conoscenza del metodo attuale adottato dall'uomo per allevarle, cioè l'apicoltura razionale.
La warrè, o la top bar, possono essere l'evoluzione a patto che si riesca a naturalizzare le api senza far danni, vanno seguite e monitorate quanto, o più delle altre, per evitare che diffondano patologie.
Purtroppo le istituzioni non ci danno una mano, sembra che l'unica strada percorribile sia quella di adottare metodi sintetici imposti dal sistema. L'obbligo di almeno due trattamenti l'anno contro la varroa, impone di seguire metodi non evolutivi per le api, non migliora lo stato di fatto in cui si trovano, ma uccide qualsiasi tentativo di migliorare la specie.





05 ottobre 2013

Riprendere il filo!

Le giornate si fanno sempre più corte, il sole è sempre meno cocente e le poche cellule celebrali che ho riprendono un certo movimento.
E' stata un'estate molto intensa dal punto di vista lavorativo, riuscire a portare avanti progetti nuovi senza rinunciare, o perlomeno senza mollare al suo destino compagni di lavoro che da anni mi permettono di vivere e di far crescere i miei figli, diventa un'impresa colossale.

Chi vive di lavoro sa benissimo che per avere una certa remunerazione deve esprimersi in modo professionale, mentre fino ad adesso il mio progetto di apicoltura si è espresso a livelli dilettantistici, ma per riuscire a viverci c'è bisogno di crescere.
Le api ormai sono la mia passione, sono la mia ancora di salvezza per vivere a contatto con la natura, con loro riesco ad esprimere le mie qualità migliori.

La stagione appena passata è stata molto utile dal punto di vista professionale, spero di non ripetere gli errori di superficialità che ho fatto nelle stagioni passate. Per chi deve intraprendere questa strada consiglio di prepararsi bene con corsi, libri e quant'altro possa essere utile.

Il filo di questo blog era quello di perseguire un modo migliore di vivere la vita, con pratiche naturali più vicine all'equilibrio naturale della terra. Non so se io ci posso riuscire, ma questo blog prova a diffondere idee e a prendere consigli per migliorarle,  spero che un giorno qualcuno possa dirmi che sono stato utile!

17 agosto 2013

Mostra con 700 varietà di pomodori a Pontremoli.

Il nostro amico Maurì ha organizzato una spettacolare mostra di pomodori, non so se nel mondo c'è una mostra con così tante varietà di pomodoro tutte insieme, comunque sia per tutti gli amanti di orticoltura che hanno la possibilità di arrivarci è sicuramente un appuntamento da non perdere.


04 agosto 2013

L'evoluzione è positiva?

Il mondo cammina da se, nessuno è in grado di fermarlo, così credi di fare qualcosa di positivo per cambiare le cose, ma sei troppo piccolo per intaccare il destino.

Sono passati pochi anni dalla prima rivoluzione industriale che adesso che siamo alla terza ci resta solo il compito di seguire gli eventi negativi, irreversibili, che distruggeranno la vita così come la conosciamo.

Questo spunto di ottimismo mi viene man mano che conosco il processo evolutivo delle api degli ultimi anni.
Le api sono il termometro di questo mondo, se le api muoiono vuol dire che moriamo anche noi.  
Sembra, a sentire i vecchi apicoltori, che il lavoro dell'apicoltore era quello di dare una casa alle api e prelevare il miele in eccesso che producevano. Adesso è una lotta continua contro malattie di ogni genere,  contro avvelenamenti, contaminazioni, furti, e burocrazia.

Non voglio lamentarmi per l'annata apistica, per quel che mi riguarda è più che positiva, visto l'andazzo.

In questi giorni ho smielato l'ultimo raccolto della stagione, diciamo che la quantità di miele che le api hanno raccolto è sotto le mie aspettative, ma visto la stagione e le condizioni sanitarie in cui si trovavano in partenza,  posso ritenermi soddisfatto. Due quintali di miele e, attualmente il raddoppio degli sciami, lo ritengo un buon risultato.

Poi ci sono altre soddisfazioni che questa annata mi sta dando: il lavoro invernale, quel lavoro che tutti ti guardano pensando che sei matto, quel lavoro che ti fa sudare anche d'inverno, trascinando, sollevando, spingendo cisterne da mille litri per portarle in posti dove non danno nell'occhio e soprattutto dove l'acqua possa scendere per gravità, ecco quel lavoro adesso mi rende orgoglioso.
Adesso ho il pluviometro per misurare le precipitazioni, questo mi dice che negli ultimi DUE mesi all'uliveto è venuto 50 mm di pioggia, nonostante questo, metà delle mie cisterne sono ancora piene!
Così vedo i pomodori dei vicini gialli,  mi chiedono come faccio ad avere delle piante così belle, mi dicono che loro sono costretti a mollare.



Merito delle piante, è anche la selezione delle varietà, negli anni passati ho sperimentato varie varietà con risultati differenti, così per non rischiare di rimanere senza pomodori ho messo le varietà che mi hanno dato i migliori risultati e si tratta del pomodoro Canestrino e un ibrido, il Robin F1.


 Harlokulture, era il nome che un caro amico del web aveva dato ad una mia aiuola, questa aiuola quest'anno ha dato risultati stupefacenti: due cassette piene di patate.
Renato ci ha lasciato, ma sono sicuro che lui ci seguirà sempre nei nostri esperimenti.
Buon cammino Renato!

30 giugno 2013

Come fare una balla di fieno con una cassa.



Questo post può sembrare  una banalità, ma non sempre le cose semplici saltano fuori dal cervello quando si vuole.
Questa soluzione io la trovo perfetta per chi deve stoccare piccole quantità di fieno e non ha un'imballatrice meccanica.

La tecnica è molto semplice, basta avere una cassa di una misura adeguata, una corda e del fieno da metter dentro!

Passare una corda sufficientemente resistente all'interno della cassa.


Inserire il fieno, o paglia o altra cosa che può essere imballato.

Pressare tutto!!

Tirare e legare la corda il più stretto possibile.

Togliere dalla cassa la pressa.

Spero che sia utile a qualcuno :)

23 giugno 2013

La Warrè che cammina!

Il mio primo traslarvo rimane indelebile in questa foto. Una sola regina si è fecondata ed ha potuto metter su famiglia.


Dei quattro mini nuclei che avevo preparato per le quattro celle reali, solo una è riuscita nell'impresa, ed ha preso tutte le altre api degli altri mini nuclei. Così mi sembrava la buona occasione che aspettavo per mettere uno sciame nella Warrè. Fatte salire sopra nella nuova casa, rimaneva un problema, la posizione dove avevo messo l'arnia di fecondazione non era proprio quella giusta. Per spostare di posizione uno sciame o una famiglia di api, ci vogliono alcuni accorgimenti altrimenti le bottinatrici che hanno memorizzato la posizione della loro dimora, si troveranno smarrite!!
Ci sono vari metodi da adottare: portarle ad almeno tre km di distanza, chiuderle in un ambiente buio e fresco per tre giorni, spostarle di mezzo metro al giorno fino alla posizione desiderata.
Così la Warrè ha preso a camminare, adesso siamo quasi arrivati al punto di arrivo.

16 giugno 2013

L'orto autarchico!

Nell'attesa della seconda principale fioritura della mia zona, le api mi danno il tempo per visitare l'orto che nel frattempo ha preso una certa libertà di espressione. Devo dire che a me piace quando la natura si esprime in modo così autarchico, così riesce a dare il meglio di se! 


Con la borsa della spesa faccio il giro del supermercato-naturale senza passare dalla cassa :)




Intanto le api si lamentano per le trappole per il polline, non gli va giù che devono passare da un forellino così stretto. Gli ho promesso che a primavera, quando è ancora freddo e non possono bottinare, una parte glielo restituisco, così possono darlo ai loro piccoli.

  
Alcune famiglie sono andate in villeggiatura, sono felici perché dove sono adesso bottinano ancora l'acacia!

 

01 giugno 2013

La tecnica non è aria!

Vorrei che il mondo fiorisse come in una cartolina del chianti ...vorrei essere utile in questo breve periodo di passaggio dalla terra.

La tecnica apistica non è naturale come non lo è volare nei cieli bruciando petrolio, questo è per assicurarmi un atterraggio morbido nel mondo dei buoni!

Eravamo rimasti al traslarvo e le sei celle reali che le mie apine stavano allevando, è il momento di mostrare come queste vengono avviate alla vita produttiva.
Prima che un'ape regina inizi l'ovodeposizione deve essere fecondata. La fecondazione avviene fuori dall'arnia ...in volo!!
Per avere una regina pronta da inserire in una famiglia dal momento del suo sfarfallamento ci vogliono circa 15 giorni, per questo si usano dei nuclei di fecondazione.
Ci sono varie misure e vari pensieri su come formare questi nuclei, questo dipende dalla scelta dell'apicoltore che utilizzerà la tecnica che ritiene migliore per le sue possibilità.
Girovagando per internet cercando la soluzione che più mi soddisfacesse, mi imbatto in questo forum, dove viene mostrata questa arnietta di fecondazione fatta con un melario dadant, mi pare subito molto interessante, mi prende voglia di rifarla e provarci!!


La tecnica e le dimensioni per ogni singolo nucleo sono quelle dell'arnietta apidea, quindi molto ridotte.
Per ogni singolo nucleo basta un bicchiere d'api, così non si deve sacrificare o indebolire nessuna famiglia.

Adesso prendiamo le sei celle reali ...opss, ne erano rimaste quattro, (perché l'inesperienza si paga!!) le ho già messe nei forellini sul coperchio e sono già nate, ora aspettiamo che le regine escano per fare il loro volo nuziale e quando inizieranno a deporre verranno marcate e sono pronte.






21 maggio 2013

Io amo la primavera

Quando la primavera si manifesta, il mondo diventa bello all'improvviso. La smania di vedere tutto fiorito e cresciuto ci porta a un frenetico impulsivismo, non sopportiamo un giorno di pioggia!!
Gli astri ce l'avevano tolta gli ultimi anni, dall'inverno passavamo all'estate saltando il periodo migliore dell'anno ...la primavera è questa, è instabile.

Il verde della natura stimola la voglia di procreare, di mettere un seme per vederne spuntare il germoglio che diventerà un frutto con tanti semi all'interno, di creare vita.


Non ho mai  allevato insetti, questi si riproducono da sé, o meglio si riproducevano da sé, prima che l'uomo non ci mettesse il suo zampino.
L'allevamento delle api regine è diventato un obbligo morale dell'uomo, lo deve per la sopravvivenza di questi cari insetti.
Il mio primo traslarvo  l'ho fatto domenica, con il tempo instabile, con molta incertezza, ma convinto che non sbagliavo.

Ho preparato la mia arnia di allevamento in modo tutto personale, come sempre improvvisando ...sono un uomo pericoloso!!
Non ho famiglie forti, non volevo sacrificare famiglie per allevare regine, quindi ho chiesto ad ogni famiglia un piccolo sforzo, un mezzo telaino di covata con le api sopra.
Devo dire che non erano felicissime di accontentarmi, è un po' come gli italiani che devono pagare l'IMU!!
Quando ho trasferito gli sciami nelle arnie definitive, ho messo, tra l'ultimo di covata e quello di scorte, un telaino da melario, per far costruire celle da fuco nella parte sottostante il telaino.
Questi telaini sono pieni di covata e quindi perfetti per creare una famiglia orfana, buona per allevare regine.
Il nuovo nucleo formato l'ho piazzato sopra una famiglia con regina, inserendo un escludi regina, e un diaframma con un foro di circa 12 cm di diametro tra il nido e il melario.


Il giorno dopo, cioè domenica scorsa, ho inserito la stecca con le larve innestate, il risultato è più che positivo, ho avuto poco meno del 50% di accettazione.



Così, nel frattempo che le api si ubriacano di nettare di acacia, io mi gusto le mie fragoline belle rosse :)


 Prossimo post parliamo dell'arnia di fecondazione!

28 aprile 2013

Via il tunnel!

Sta per arrivare una settimana calda, per non rischiare di trovare la verdura cotta prima ancora di coglierla ho preferito togliere il nylon dall'orto.
Posso dedicare solo pochi minuti per volta all'orto, per questo l'orto diventa uno stupendo caos!


Il galletto mugellese (notare come è cresciuto) mi osserva, aspetta che abbia finito di pacciamare per chiamare le sue pollastre a razzolare proprio dove ho seminato le carote ...c'è dei bellissimi vermetti lì sotto!!


La pacciamatura è fatta con il famoso carbone e la paglia.




25 aprile 2013

La liberazione dal male!

Quando si pensa al male si pensa a qualcosa che ci fa soffrire, a qualcosa che ci distrugge dentro e che non ci da speranza per il futuro. Il male invece è necessario, è qualcosa che c'è nella natura umana, ci da consapevolezza, ci mette i piedi per terra, ci fa capire che che non esiste gioia senza soffrire.
Le persone ottimiste sanno che quando finisce il male c'è sicuramente la rinascita, ma prima ci deve essere la liberazione dal male.
Non c'è liberazione senza combattere, la lotta fa parte delle persone ottimiste, che sono il motore dell'umanità.


L'annus horribilis è finito, finalmente le temperature medie e le precipitazioni sono nella media stagionale, anche se molti non l'apprezzano ...che "vadino" a vivere nel deserto del Gobi!!

La lotta fa parte degli ottimisti, dopo aver conosciuto il peggior male che può attaccare le api, l'astronave di Harlock parte per una battaglia (soprattutto psicologica) per sconfiggere il male.

Si riparte, come prima più di prima, all'uliveto sono arrivati tredici sciami nuovi ...tutti insieme, tutti messi nelle loro arnie.


Quì si fa sul serio, la battaglia "s'ha da vincere", dieci sciami sono stati portati da una ragazza meravigliosa, gli altri tre arrivano da un'azienda apistica nota.
Sto finendo di compilare i moduli per l'inizio attività, e tutto parte in una nuova dimensione, non più puro divertimento, ma sarà un futuro nella natura :)


07 aprile 2013

Produzione di carbone

Eccoci qui a riparlare di biochar.
Prima di tutto cos'è il biochar? ...è carbone prodotto attraverso la pirolisi di biomassa in assenza di ossigeno. 
Non sto a descrivere tutti i vantaggi che può dare al terreno il biochar, per questo vi rimando a blog più seri, tipo qui e qui.
Quello che voglio mostrare al "mondo" è il mio bidone per produrre carbone ...non so se definirlo biochar visto che non è prodotto totalmente in assenza di ossigeno.
Dopo "vari studi" utilizzando come fonte la rete, con l'aiuto dell'inesauribile Nicola, che con le sue tecniche sostenibili riesce a coinvolgere anche i più scettici tra i sostenitori dell'agricoltura tradizionale, sono arrivato alla mia versione, unica nella rete, per quanto ne so.
Come sempre i miei esperimenti partono dall'utilizzo di materiali di riciclo, o a basso costo, quindi fattibile per tutti.
Negli ultimi anni si è sollevato il problema dello smaltimento della biomassa ricavata dalle potature degli alberi da frutto e, per quanto riguarda la mia zona, soprattutto dell'olivo. Molti comuni hanno vietato l'utilizzo del fuoco senza però dare delle alternative valide per chi non ha troppi mezzi. Così si incentiva l'abbandono dei terreni con i relativi rischi derivanti da questa pratica. A mio avviso, i comuni dovrebbero organizzare un sistema di raccolta  "porta a porta", o meglio terreno a terreno, e sfruttare l'enorme potenziale energetico della potatura dell'olivo.
Nel mio piccolo provo e cerco di trovare nuove vie, questo esperimeno ha lo scopo di trovare nuove tecniche alternative al normale rogo, dispendioso e poco produttivo!!


Non spaventatevi, non è una centrale atomica, è una cosa semplice, più semplice e veloce di quello che può apparire! Per quanto riguarda l'efficacia, devo dire che mi ha deluso il risultato che ho ottenuto con le frasche dell'olivo, se devo dare un voto a questo scopo il risultato è insufficiente!!  mentre con legna asciutta, funziona perfettamente e il voto va da sufficiente a ottimo. Diciamo che bruciare brucia tutto, ma per considerarla pirolizzazione non deve uscire fumo dalla canna fumaria, con le sole ramaglie fresche, anche se di olivo, quindi molto infiammabili, si raggiunge questo risultato solo con l'aiuto di legna secca.
La potatura è composta per lo più da foglie e ramoscelli fini, i rami più grossi vengono ramagliati per poterli utilizzare nelle stufe e nei camini. Tutto questo frascame dell'olivo ha un potere calorico eccezionale, se fosse utilizzato interamente potrebbe dare un buon contributo energetico, visto che ce n'è tanto bisogno.

I materiali per costruirlo sono questi:
Un bidone da 55 galloni (220 l ) due tubi di ferro di diametro 50 mm e 3 m di lunghezza, un metro di canna fumaria in lamiera con diametro 14 cm. Sono necessari alcuni utensili da lavoro come saldatrice, trapano, smerigliatrice.

Il procedimento è questo: tagliare i due tubi di 3 metri con la smerigliatrice in quattro pezzi, in modo da avere otto tubi lunghi 75 cm l'uno.



Capovolgere il bidone e con una tazza di 51 mm fare otto fori lungo il perimetro.


Mettere il bidone in orizzontale e saldare uno ad uno i tubi tagliati precedentemente. Quando si salda, il tubo deve rimanere nella parte più bassa, così da non doverlo bloccare in altro modo per poterlo saldare.


  Saldare anche la parte superiore all'interno
.

Per quanto riguarda la canna fumaria, il sistema è quello di fare una stella con la smerigliatrice nel coperchio, piegando poi le punte in modo da rendere possibile il fissaggio alla canna fumaria con delle viti.


Dopo la prima sperimentazione ho deciso di fare alcune modifiche per migliorare l'ascesa dei gas sprigionati dalle biomasse.
Ho praticato dei fori sul fondo con una piccola tazza di 21 mm.


La differenza che si nota rispetto ad un normale pirolizzatore fatto artigianalmente con un bidone, sta sostanzialmente negli otto tubi che convogliano l'aria dal fondo; questo permette a l'aria di preriscaldarsi e di creare un tiraggio più efficace.

Qui sotto, un' immagine schematica di come avviene la pirolisi col sistema a doppio bidone, che sostanzialmente funziona come il sistema creato da me con i tubi.


https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjZYt_3cwYEmVRAGYYTCWqx2trdhFpswYA4OXi98ZxypVmu1YTq57C2aNwIbzdekEGSiScH11xIoSlr_l5h26vsVdsjQHFaEdueGCj2Da6IHJVB8ysNnp_CJJ5kWVXWGClV4sdc/s1600/immagine_flusso-gas_elsa.JPG

 Come si può vedere dal video qui sotto, per ottenere una maggior potenza, ho sperimentato una canna fumaria molto più alta, improvvisata con una lamiera ondulata avvolta e bloccata con del fildiferro.

P.S. come si può notare, non si vede fumo!

10 febbraio 2013

L'acqua: punto di vista di Lillo!!


Sono qui per raccontarvi "l'acqua" dal mio punto di vista canino.
Prima di tutto voglio descrivervi il mio carattere: sono un cane irrequieto, mi piace farmi fotografare, ubbidisco solo quando mi va, ma capisco quando l'ho combinata grossa.

Parto col raccontarvi della situazione idrica dell'uliveto (qualcosa avrò preso dal mio padrone), in anni che abbiamo questo pezzo di terra le cose sono migliorate grazie al lungo e divertente lavoro  che abbiamo fatto (sempre dal mio punto di vista).
All'inizio era tutto pieno di rovi e l'acqua non c'era, poi abbiamo cominciato a raccogliere quella che viene dal cielo in tre cisterne da mille litri ...ma non bastava! Con il tempo abbiamo ripristinato un vecchio deposito in muratura, ma anche lì ci sono stati dei problemi di tenuta, fino a che non abbiamo deciso di metterci un telo di nylon all'interno.

Nel frattemo le cisterne si sono moltiplicate fino a creare dei grattacieli ...adesso si conta una scorta idrica di oltre 20.000 litri, ed inoltre è stato migliorato tutto il sistema di raccolta delle piogge ...si raccoglie l'acqua anche da sopra il cesso!!



Il mio padroncino ha portato l'acqua in tutti i punti strategici dell'uliveto, tutto funziona grazie alla forza di gravità.


Ma il pezzo migliore è il filtro, da quando c'è, posso bere l'acqua più limpida che abbia mai visto! certo non è potabile per voi essere umani, ma con qualche accorgimento potrebbe anche esserlo!!


Il filtro non è altro che una cisterna da mille litri tagliata nella sommità (tra l'altro la parte superiore è servita per fare il laghetto alle anatre). All'interno del filtro ci sono vari strati di materiale, a partire dal basso c'è: ghiaia, t.n.t., rena, t.n.t, carbone, t.n.t. e ancora rena. Nella sommità sono state piantate delle piantine di salice che servono sia per la fitodepurazione, sia per la produzione di vinchi per legare le viti. Adesso sembrano degli stecchi insignificanti, ma in estate, mi ha assicurato il mio padroncino, saranno degli arbusti con tutto il verde intorno!



Ci sono tre cisterne poste più in alto del filtro, l'acqua filtrata può andare dappertutto, ma viene utilizzata solo nella casina ...per l'irrigazione non viene filtrata. Funziona in modo automatico, cioè si riempie tramite una valvola con galleggiante posta in un recipiente ricavato da una tanica. La valvola la potete trovare in qualsiasi negozio di bricolage ...è quella che va nella scatola dello sciacquone. Così scritto sembra tutto semplice, ma è stato un lavoro faticoso e complesso, a cominciare dal trasporto del materiale; circa 13 ql di roba.

Oggi ho fatto molto arrabbiare il mio padroncino, lo stavo aiutando a far rientrare le galline nel pollaio, quando un paio di queste  si sono dileguate. Una gli ho fatto cambiare idea con le buone, l'altra è volata nel burroncino, a quel punto non ci ho visto più. Come dicevo nella descrizione del mio carattere, obbedisco solo quando mi va, nonostante le grida del padroncino, l'ho acchiappata e gliel'ho fatta pagare, adesso non scappa più!!
A quel punto avevo capito che l'avevo combinata grossa, ma l'istinto che è in me ha avuto il sopravvento.